2 marzo 2001 (odissea nello spazio!)

LA PATENTE
 
Da tempo era nell’aria e ora la cosa si ufficializza. In quanto persona impegnata tra computer e educazione mi arrivano continue proposte per corsi e “pacchetto formativi” utili a conseguire la “Patente Europea di Guida del Computer - ECDL (European Computer Driving Licence), prevista come standard di certificazione all'uso del computer anche nella scuola italiana”.
Patente di guida? Certificazione all’uso?
Il riferimento, chiaro e intelligibile anche dal volgo più volgo, è alla patente di guida dell’automobile. Solo che, istintivamente, qualcosa non quadra.
Per l’auto, la patente ha due funzioni: una di sicurezza generale e l’altra normativa.
Sicurezza significa che per guidare nel traffico occorre avere cognizioni minime indispensabili sul mezzo che si usa e sulle regole con cui va usato, in mancanza delle quali si mette a rischio l’incolumità propria e degli altri.
Normativa significa che senza patente non si semplicemente autorizzati a guidare un’automobile.
Che cosa c’entra tutto questo con i computer? Che cosa c’entra con la scuola? Forse che un domani chi è sprovvisto di patente non potrà più manovrare un mouse? Che ai bambini verrà rilasciato qualcosa come un “foglio rosa”?
Io sono anni che uso il computer per applicazioni multimediali nella scuola, dalle materne alle superiori. E’ un tipo di utilizzo del computer che si accorda perfettamente con lo sviluppo culturale dei bambini, con la loro mente e immaginazione tra il corporeo e il televisivo. E la macchina informatica diventa una naturale estensione che permette di andare oltre: smorfie oltre quelle umanamente possibili, disegni sulla carta che si trasformano e si animano, suoni che si colorano di echi e effetti spaziali: questo è l’uso naturale del computer per un bambino del giorno di oggi, questo capiscono e desiderano i bambini, se qualcuno gliene prospetta la possibilità. E questo io personalmente intendo che si debba considerare l’uso di base degli attuali computer multimediali, se per base si intende un qualcosa di facile, accessibile a tutti, che rende l’idea di cose che poi studiando e approfondendo si potranno fare, se il tutto può essere vissuto - perché no? - come un gioco molto divertente. In altre parole si tratta di applicazioni che non richiedono neanche di essere insegnate ai bambini, ma semplicemente fatte vedere, messe a disposizione, dopo di che, a seconda della “amichevolezza” o meno del software che gestisce tali potenzialità, saranno loro in prima persona a fare, oppure daranno indicazioni di “regia” precise e pertinenti all’adulto esecutore. Queste cose tempo fa le ho raccontato in un libro che è stato anche adottato all’università.
Con una tale preparazione di base, il bambino impara a usare il computer come impara a usare le parole, applicandone l’uso a cose che capisce, a cose che conosce e con cui convive nella vita reale di tutti i giorni: dopo il disegno il suono, poi il video, e poi sarà la volta della scrittura, delle enciclopedie, della matematica, sarà la volta di Internet e delle reti locali, perché il computer si può collegare a tanti altri computer, addirittura a tutto il mondo, e allora immaginiamoci quante altre cose incredibili si possono fare! Troppo facile, eh?
Negli esami previsti per la patente non ritrovo nulla di tutto ciò. Si ripercorrono gli usi canonici dei computer per ufficio e la loro storia negli ultimi vent’anni, ignorando completamente l’approccio naturale dell’essere umano anche bambino al computer come una macchina non da imparare ma da scoprire, e confermano l’utente medio nel disagio diffuso che fa sentire inadeguati tutti coloro che trovano istintivamente innaturale l’uso del pulsante START per finire un lavoro, che si sentono in difficoltà di fronte ad automatismi che “semplificano” operazioni che non si capiscono e che di conseguenza si continueranno tranquillamente a non capire.
E’ risaputo come un qualsiasi mezzo nella sua fase pionieristica comporti nell’uso difficoltà di vario genere. Ma per il computer sembra quasi che, ora che potrebbe finalmente essere uno strumento facile e quotidiano, si voglia confermare che invece deve continuare a essere difficile. Sarà perché chi lo ha faticosamente imparato e ora lo insegna non ammette che altri possano bruciare le tappe? O sarà perché la situazione attuale di milioni di utenti ignoranti e sprovveduti fa comodo al mercato? A chi ci rivende lo stesso sistema operativo ogni due anni, a chi ci rifila sempre e solo i soliti tre programmi per fare sempre e solo tutti le stesse cose, a chi ci offre una assistenza da “elettricisti” ed evita accuratamente di doversi riqualificare a un livello un po’ più alto, aiutandoci magari ad usare davvero i computer e non solo ad accenderli?
Il messaggio generale è chiaro: i computer sono macchine difficili e ostiche, per usare le quali bisogna ragionare in un modo diverso dal normale e il cui apprendimento richiede sudore e fatica! Non a caso le applicazioni multimediali di sistema di Win 98 stanno in una cartelletta con su scritto “svago” (vale a dire l’uso serio del computer è un altro!); non a caso sono praticamente scomparsi dal mercato i programmi di disegno veri, sono introvabili quelli che gestiscono i suoni e il multimediale a livello non professionistico, per non parlare del video. In pratica, si fa in modo che anche i bambini - che non avrebbero, loro, tutte le nostre fisime - crescano incontrando il computer non come uno strumento per fare le cose, le loro cose, ma come una scatola bifronte più o meno magica, divisa tra videogiochi e lavoro, da consumare e da imparare così come altri hanno già stabilito. Unica indicazione di mercato in contro tendenza gli Imac DV, che indicano chiaramente come anche un bambino, con il computer, potrebbe giocando farsi tranquillamente la sua TV in casa!
La patente così com’è santifica l’esistente, arrivando come al solito in ritardo, certificando competenze che quando tutti l'avranno conseguita saranno ormai obsolete. Come quando per il primo piano nazionale dell’informatica nella scuola a metà degli anni Ottanta si sono bruciate generazioni intere di insegnanti e di studenti a impararsi gli “indispensabili” BASIC e dos!
Ieri ho tenuto incollati per due ore i bambini di una terza elementare al mio piccolo portatile, in cui avevo messo le immagine tratte dal video della loro esplorazione nel giardino della scuola: soprattutto riprese macro di sassi, fiori, semi, pigne, qualche insetto, un bellissimo lombrico. Le abbiamo sfogliate in classe come un libro, poi viste come in un film, abbiamo messo le voci e le musiche (le voci, rese grafiche e visibili, le abbiamo tagliate e incollate, per togliere pause e balbettii). Poi abbiamo scelto insieme gli “effetti speciali”, ogni bambino un clic, quelli che il computer già ce l’hanno a casa e anche alcuni che non avevamo mai toccato un mouse: uguale! Ne è venuto fuori in pochi minuti una specie di videoclip multimediale a cui hanno voluto subito dare un titolo “Il giardino misterioso”.
E alla fine un bambino è venuto da me e mi ha detto: “E’ stata proprio una bella lezione!”
Citazione finale, una filastrocca inventata da un gruppo di bambini durante una delle mie prime animazioni, vent’anni fa. Una cosa ingenua, semplice e carina:

“C’era una volta un castello
Che andava a cavallo
Voleva girare il mondo
Farlo diventare più rotondo
Ma incontrò un vigile serpente
Che gli chiese la patente
La patente non ce l’ho
E non te la do!”
ottobre 2001
 
IL MIO COMPUTER E’ UNA BICICLETTA E SI GUIDA SENZA PATENTE!
 
Scenario consueto e collaudato, da anni ormai. Bambini dai 5 ai 10 anni che si avvicinano ai computer, alcuni per la prima volta (in casa non ce l’hanno ancora proprio tutti!). In qualche caso occorre mostrare un attimo come si usa il mouse (si accarezza la schiena del topolino, poi lo si porta a spasso piano piano, si osserva la freccina sullo schermo, si continua ad accarezzarlo sulla schiena, con le due dita solo appoggiate ma che non gli schiacciano subito le orecchie! Ecco, dopo una bella passeggiata è pronto per i clic!)
 
1. Si incomincia con un programma di disegno, uno vero, mica il penosa “Pain” di Windows (non è un errore, si dovrebbe scrivere proprio così!), un programma con numerosi sfondi già pronti, sfumature, simmetrie, clip che funzionano come stumenti di disegno, per tracciare righe, cerchi, quadrati, per riempire e spruzzare, con la punta quadrata e rotonda ma anche perché no con un orso, un pinguino, il pianeta Saturno. Il programma in questione richiede (udite udite!), o il System 7 del Mac o Win 3.1 (configurazione minima un 386 con 8mb di RAM e 256 colori, acci, e io che ho cambiato il pc cinque volte!) Ci sono anche i “cicli di colori” (con il Mac sempre, con i pc solo qualche volta, a seconda di non si sa bene che cosa), lava sche scorre lungo le pareti del vulcano, fuochi artificiali che divampano nel cielo.
I bambini sperimentano, provano, esplorano., hanno subito un sacco di idee. Passano di lì una quattordicenne e un sedicenne che sgranano gli occhi, non gli sembra vero. E eccoli anche loro lì ora a disegnare, come se non avessero mai visto un programma di paint (e in effetti, nell’era nei pc multimediali, probabilmente non ne hanno mai visti!)
Qualche volta porto anche il mio vecchio Amiga 1200 (roba del millennio scorso) e allora quelle sfumature, simmetrie, clip ritagliate da una porzione di disegno qualsiasi con pochi clic diventano “pennelli animati”, figure con tutti i loro movimenti che si disegnano sullo schermo ma che anche (basta trascinare il mouse dove vogliamo) diventano in pochissimi minuti i protagonisti di veri e propri cartoni animati! E lì i cicli di colori li possiamo non solo vedere, ma creare proprio come li vogliamo noi.
Lo sapevate che si possono fare queste cose con un computer? Lo sapevate che lo fanno tranquillamente i bambini della scuola dell’infanzia?

2. Tiro fuoi un microfono e incominciamo a dare le voci ai personaggi dei nostri disegni, le registriamo come vogliamo noi, le tagliamo, le incolliamo, le montiamo insieme. Non ovviamente con il cosiddetto “registratore di suoni” di sistema, che ti cascano le braccia (non è che per caso ci stanno prenddendo in giro, CPU che viaggiano a oltre 1ghz, schede audio a 128 bit, e quello lo chiamano “registratore di suoni!), ma con il programma della scheda audio, o meglio con uno “light” preso da una enciclopedia. Oppure meglio ancora con un piccolo software del vecchio Amiga (scheda di acqusizione audio - bisognava acquistarla a parte -  + due ottimi programmi, il tutto pagato a suo tempo ben 80 mila lire!), che le voci consente anche di vederle in diretta, mobili e oscillanti mentre si disegnano a tutto schermo (cose ordinarie per qualsiasi “skin” di lettore MP3, troppo evidentemente per un programma di elaborazione suoni che magari può interessare anche ai bambini!), e poi di elaborarle e trasformarle con una facilità estrema: la caverna, il robot, la papera e l’alieno!

3. Ora abbiamo le immagini, le animazioni, i suoni (altri suoni e musiche già pronti li possiamo prendere e aggiungere dai CD ROM antologici, scaricare da Internet), insieme con immagini, sfondi, animazioni in due e 3 D, e mettere tutto insieme. Sapete, è questo che si chiama “multimedale”, mica soltanto guardare e conusumare i CD ROM che hanno fatto gli altri!
Acci! Ho dei CD ROM pieni di vecchie bellissime animazioni in formato FLC, che era lo standard per il vecchio MS Dos, e quel birichino di “aggiornatissimo” Media Player di Windows non me le legge: forse l’eredità di un litigio in famiglia! Per fortuna il programma multimediale che uso non è così schizzinoso e così ci posso aggiungere anche quelli. Sono lì, liberi e belli, utilizzabili per il nostro gioco senza vincoli di copyright.
Il programma multimediale (un programma vero, potente e completo, con cui io ho prodotto dei discreti CD ROM), lo faccio vedere in 10 minuti, dopo di che i bambini di quarta e quinta elementare incominciano a usarlo da soli. Per i piccoli della materna li controllo a distanza, mentre trascinano le pagine da una posizione all’altra e selezionano da soli tra centinaia gli effetti di transizione tra le pagine, mentre nelle pagine spostano e posizionano gli oggetti (proprio così li chiamano, subito, come un programmatore professsionista!), decidono come devono entrare e uscire facendo clic sulle “figurine”.
E’ passata poco più di un’ora dal primo approccio (per la verità ce la siamo presa piuttosto comoda), e abbiamo già realizzato il nostro “videoclip”.
Adesso, con calma, andiamo a rivedere come le cose che abbiamo fatto si memorizzano, si archiviano nel PC. Tutti i nostri dati li abbiamo messi infatti nel disco fisso dentro armadi, cassetti e cartelle che dobbiamo ovviamente conoscere, se vogliamo ritrovarli, o se vogliamo aggiungere altro nel posto giusto. Dato tutto questo lavoro, occorre imparare bene tecnicamente come i dati si “salvano”, si “caricano”, come si aggiungono se occorre nuovi cassetti e cartelle, quella delle voci, delle musiche, degli sfondi, delle clip, delle animazioni, di Marco e Federica loro personali, se preferiscono.
Ah, poi bisogna anche adeguarsi a certe fisime degli attuali sistemi operativi, che in certi casi funzionano un po’ a rovescio. Così per terminare le operazioni bisognerà schiacciare un pulsante con su scritto START (ma non vuol dire “inizia”?), oppure per tirar fuori un dischetto lo si dovrà buttare dentro nel cestino (bah, gente strana!)
Contrordine, mi dicono che sto sbagliando tutto, che insegnanti ed educatori di tutta Italia sono in fila per prendere una “patente europea” per l’uso del computer che prevede un corso e una sfilza di 7 esami in cui praticamente non c’è traccia alcuna di tutto quello che abbiamo fatto adesso. Macché disegno, animazioni, multimediale, macché misurarsi subito con le potenzialità degli elaboratori elettronici per come si incontrano con la cultura, l’immaginazione, la voglia di fare dei bambini: per essere esperti certificati di computer, per poterlo “insegnare” bisogna lavorare sulle cose serie, sui fogli di calcolo e sui data base!
E così durante incontri seriosi, che si svolgono regolarmente in seriose aule informatiche, i bambini delle elementari, in attesa di capire che cos’è un foglio di calcolo, su computer multimediali da sballo imparano intanto passo passo cose entusiasmanti come accendere le macchine, scrivere il loro nome...
Qualche anno fa c’era un programmino facile facile, adatto anche ai bambini piccolissimi, per deformare e comporre le facce e farne subito dei divertentissimi film, quasi uguali (nella testa dei bambini uguali, perché capiscono il meccanismo) agli effetti speciali di quelli veri. Scomparso anche quello, fatto sparire. Non sia mai che fin da piccoli gli vengano delle idee! Cresceranno esercitandosi su banalità a scuola e consumando videogiochi a casa, fino a quando un bel giorno frequenteranno un corso, sosterrano degli esami, e anche loro finalmente riceveranno un “certificato di ideoneità all’uso”!
Credo che dovremnmo dirlo tutti, bambini e adulti che hanno sperimentato il piacere e la curiosità di un uso non burocratico degli aggeggi infomatici, farne un marchio, un adesivo da attaccare sul diario, sullo zaino, sul vetro dell’auto:
“IL MIO COMPUTER E’ UNA BICICLETTA E SI GUIDA SENZA PATENTE!”
Qui sto iniziando a raccogliere scritti sparsi, di vario tempo, emersi dal tempo, che è il momento di mettere in ordine e condividere, anche solo sotto forma di semplici testi.
Biblioteca in costruzione da vecchi scritti sparsi